Scorrendo la bibliografia del cardinale Martini ho trovato cinque titoli dedicati alla “Nuova Evangelizzazione” negli anni che vanno dal 1990 al 2005, ma possiamo ben dire che la Nuova Evangelizzazione – anche se non era da lui chiamata così – sia stata sempre al centro del suo impegno di vescovo, sia prima che dopo il pensionamento. Il testo centrale della sua proposta in materia è la lettera pastorale Alzati e va’ a Ninive, la grande città! (1991): per quanto indirizzata alla città di Milano, essa è leggibile come chiamata alla Nuova Evangelizzazione nella città mondiale, nel mondo globale.

 

Come iniziative originali di Nuova Evangelizzazione prese dal cardinale Martini  nei 22 anni del suo ministero milanese segnalo: La Scuola della Parola (una “lectio divina” tenuta in Duomo e offerta per radio a tutta l’arcidiocesi, avviata già nel 1980) e la Cattedra dei non credenti: incontri di dialogo con esponenti della cultura laica – un’anticipazione del Cortile dei Gentili  promosso da Benedetto XVI – che prese il via nel 1987 e andò avanti fino al 2002. La Cattedra dei non credenti ha poi avuto un prolungamento nelle iniziative personali di dialogo ad extra rispetto all’ambiente ecclesiale: le interviste con intellettuali laici (Eugenio Scalfari, Umberto Eco, Giulio Giorello, la rivista MicroMega…), con il chirurgo Ignazio Marino, con i lettori del maggiore quotidiano italiano, il “Corriere della Sera”, dove ha tenuto negli ultimi tre anni una rubrica mensile di risposta alle domande dei lettori.

Infine la sua riflessione personale sulla sfida dell’Evangelizzazione nel mondo secolare di oggi, che va cercata soprattutto nel volume Conversazioni notturne a Gerusalemme, che è del 2008 (Mondadori Editore). Fa parte di questa riflessione anche l’ultima intervista, che è stata divulgata – dopo la morte – come un “testamento” (Corriere della Sera del 1° settembre 2012).

Nella lettera Alzati e va a Ninive (Ninive è immagine della città secolare, pagana o ritornata pagana) Martini distingue sei modalità di presentazione del Vangelo all’umanità di oggi: proclamazione, convocazione, attrazione, irradiazione, contagio, lievitazione. Da questo elenco possiamo intendere il suo messaggio di fondo in ordine alla Nuova Evangelizzazione. Proclamazione e convocazione appartengono alla tradizione, mentre le altre quattro modalità sono quelle dell’adattamento all’umanità secolare. Martini dunque voleva il massimo di impegno in questa direzione: direi quattro contro due.

Con La Scuola della Parola egli cercò di sviluppare in modalità nuova i due momenti tradizionali della proclamazione e della convocazione. Gli altri quattro, innovativi (l’attrazione, l’irradiazione, il contagio e la lievitazione), li ha stimolati con la Cattedra dei non credenti e con l’insieme della sua provocazione rivolta alla comunità cristiana perché cercasse l’intera umanità circostante e si adoperasse per far giungere a tutti la Parola del Vangelo: ai carcerati e ai malati, ai terroristi e agli atei, agli immigrati e ai disoccupati, ai giovani e agli anziani. Avendo cura di comunicare il messaggio della fede nel rispetto della diversità culturale, nella disponibilità all’ascolto, nell’impegno a far presente la propria opzione di fede, offrendola alla libera accettazione dell’interlocutore.

Perché possa esservi “irradiazione e contagio” tra cristiani e non cristiani il cardinale invita i suoi a “leggere la città con occhio caritatevole, paziente, misericordioso, amico, propositivo, cordiale” e non per buonismo ma per avvertenza profonda dell’appartenenza a Dio dell’intera umanità: “Bisogna sentire l’azione forte dello Spirito in ogni angolo della città” (Alzati e va’ a Ninive).

Richiamo ora alcune parole del cardinale nelle quali egli descrive i passi che ritiene necessari per attuare un’efficace Nuova Evangelizzazione. Le prendo tutte per comodità di riferimento dalle Conversazioni Notturne già citate e indico tra parentesi la pagina di ognuna, seguendo l’edizione italiana del volume.

Come premessa sul metodo egli afferma che non bisogna temere il conflitto nella ricerca delle vie per evangelizzare: “Se nella Chiesa regna troppa calma, se nella società si diffonde a macchia d’olio una sensazione di sazietà, sento la nostalgia di Gesù di lanciare sulla terra il fuoco ardente dell’entusiasmo” (p. 44).

Occorre poi avere uno sguardo ampio, capace di abbracciare l’intera umanità: “Nella Bibbia, Dio ama gli stranieri, aiuta i deboli, vuole che soccorriamo e serviamo in diversi modi tutti gli uomini. L’uomo, invece, e anche la Chiesa corrono sempre il rischio di porsi come assoluti” (p. 20).

La sua chiamata al coraggio Martini la rivolge ai singoli, ai giovani, agli educatori e a tutti: perché “chi non prende decisioni si lascia sfuggire la vita” (p. 65). Ma quella chiamata l’indirizza anche alle persone che hanno autorità nella Chiesa: “Oggi in Europa, specie in Europa occidentale, la situazione della Chiesa esige delle decisioni”, leggiamo a p. 42. Il riferimento è all’indebolimento del rapporto della Chiesa con i giovani: “Manca la prossima generazione” (ivi). Bisogna muoversi, insiste Martini e argomenta che se Cristo tornasse “infonderebbe molto coraggio, perché oggi molte cose avvengono per paura” (p. 27).

Occorre anche “rendere indipendenti i cristiani” (p. 66), istruendoli a “vivere con la Bibbia” in modo da “trovare risposte personali a domande fondamentali” senza dipendere costantemente dall’autorità: “La parrocchia e la Grande Chiesa diventerebbero un contesto che procura stimoli e supporto, non necessariamente un magistero da cui il cristiano dovrebbe dipendere” (p. 66).

Quanto alla predicazione in materia sessuale osserva che “in passato la Chiesa si è forse pronunciata anche troppo intorno al sesto comandamento: talvolta sarebbe stato meglio tacere” (p. 94). Si tratterà di “accompagnare” la maturazione dei giovani “con benevolenza, interrogando e pregando” (p. 96), tenendo conto che “la Bibbia limita in modo evidente i messaggi sulla sessualità” (p. 97).

Coraggio ma non “sconsiderata libertà”: “Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano” e “io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo” (p. 109), ma questo non significa ignorare le difficoltà di questo momento storico, dovute sia a chi si allontana dal Concilio, sia a chi rivendica una totale libertà: “Vi è un’indubbia tendenza a prendere le distanze dal Concilio. Il coraggio e le forze non sono più grandi come a quell’epoca e subito dopo. Ed è indubbio che nel primo periodo di apertura alcuni valori sono stati buttati a mare. La Chiesa si è dunque indebolita […] penso a quanti in questo periodo hanno abbandonato il sacerdozio, a come la Chiesa sia frequentata da un numero sempre minore di fedeli e a come nella società e anche nella Chiesa sia emersa una sconsiderata libertà. E’ comprensibile che soprattutto i vescovi e gli insegnanti conservatori vogliano limitare le manifestazioni di disgregazione e siano tentati di tornare ai vecchi tempi. Ciò nonostante dobbiamo guardare avanti” (p. 103).

Questa pagina è stata poco segnalata nelle recensioni, ma è importante nell’economia del pensiero del cardinale: essa chiarisce che Martini vede una difficoltà in chi “prende le distanze” dal Concilio, ma anche in chi propugna una “sconsiderata libertà”.

Ho riferito solo alcuni passaggi. Altri testi meritano di essere ricordati. Ma bastano questi a dire la libertà di parola e il coraggio della fede di quest’uomo.