«Non parliamo solamente di assicurare a tutti il cibo, o un “decoroso sostentamento”, ma che possano avere “prosperità nei suoi molteplici aspetti”. Questo implica educazione, accesso all’assistenza sanitaria, e specialmente lavoro, perché nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita. Il giusto salario permette l’accesso adeguato agli altri beni che sono destinati all’uso comune» (Evangelii gaudium).
Per contribuire al dibattito sull’agenda per lo sviluppo dopo il 2015, noi, organizzazioni di ispirazione cattolica, intendiamo riaffermare che la via più efficace per uscire dalla povertà e dalla crisi economica globale è strettamente legata alla promozione del lavoro dignitoso e all’attuazione di forme adeguate di protezione sociale.
Affermiamo dunque con certezza che «il lavoro umano è una chiave, e probabilmente la chiave essenziale, di tutta la questione sociale, se cerchiamo di vederla veramente dal punto di vista del bene dell’uomo».
Riconosciamo le sfide che l’umanità deve affrontare in un mondo globalizzato quando lotta per far fronte alla limitata disponibilità di risorse, per sviluppare e promuovere opportunità di sussistenza sostenibili e per costruire la pace.
Crediamo che lo sradicamento della povertà sia responsabilità dei Governi, delle organizzazioni di datori di lavoro e di lavoratori, del settore privato e della società civile, e che richieda perciò il loro impegno comune, fondato sulla dignità umana, sui diritti e le responsabilità dell’uomo e sulla solidarietà.
Forti della nostra lunga e multiforme esperienza tanto nel settore privato quanto nelle attività di organizzazione pratica e di elaborazione di politiche in tutto il mondo, a livello locale e globale, condotte spesso in partenariato diretto con Stati, organizzazioni internazionali e altre organizzazioni della società civile, offriamo questo documento come contributo alla riflessione e al dibattito mondiale sull’agenda per lo sviluppo dopo il 2015.
Sollecitiamo e sosteniamo la comunità internazionale nei suoi sforzi per rinnovare l’impegno dell’intera famiglia umana per lo sradicamento della povertà attraverso la promozione del lavoro dignitoso e di buona qualità e la protezione sociale, per tutti i lavoratori in tutti i settori dell’economia, compresa quella informale. Ci preoccupa particolarmente la situazione dei giovani e dei migranti che, pur essendo una parte importante della soluzione alla crisi economica, incontrano difficoltà ancora più grandi.
Sosteniamo lo sforzo dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) per inserire il tema del lavoro dignitoso nel quadro di riferimento post 2015, riprendendo e attualizzando i principi della Dichiarazione di Filadelfia 10 del 1944, che afferma che il lavoro non è una merce. Questo principio era già stato formulato nel 1931 nell’enciclica Quadragesimo anno 11, uno dei capisaldi della dottrina sociale della Chiesa cattolica.
La promozione del lavoro come mezzo per sradicare la povertà non dovrebbe essere oggetto di compromessi. La quantità di posti di lavoro disponibili non può andare a scapito della loro qualità; il lavoro deve essere dignitoso, cioè «un lavoro che, in ogni società, sia l’espressione della dignità essenziale di ogni uomo e di ogni donna» .
È dovere e responsabilità di tutti gli attori coinvolti nel mondo del lavoro cooperare per conseguire questo obiettivo con un autentico spirito di giustizia ed equità. Quando sono coinvolte tutte le parti interessate, questo impegno diventa fonte di speranza.
Tuttavia, nell’attuale mondo globalizzato sempre più spesso il lavoro è informale, precario e privo di protezioni sociali. Né gli obiettivi occupazionali né i margini di profitto (per datori di lavoro, imprese ed economie) dovrebbero andare a scapito delle condizioni di lavoro. Gli esseri umani non sono “merce”.
Chiediamo a tutti i responsabili politici e a tutte le imprese, pubbliche e private, di tenere conto della dignità umana dei lavoratori, delle loro doti, del loro lavoro e delle loro famiglie, fornendo così l’opportunità di meglio realizzare la loro vocazione umana nel luogo di lavoro.
Facciamo altresì appello alla comunità internazionale perché estenda a tutti i lavoratori, compresi quelli dell’economia informale, i quattro pilastri dell’«Agenda del lavoro dignitoso» : occupazione, protezione sociale, diritti sul lavoro, dialogo sociale.
Estendere la protezione sociale. Tutte le persone fisiche e giuridiche devono assumere le proprie responsabilità realizzando le azioni necessarie per proteggere e promuovere il bene comune. L’estensione della protezione sociale è un mezzo fondamentale per dare corpo alla solidarietà nella società.
I meccanismi di protezione sociale sono essenziali per sradicare la povertà, poiché tutelano i lavoratori e le loro famiglie contro rischi come la malattia o la disoccupazione.
I sistemi di protezione sociale 14 deboli hanno bisogno di consolidamento. I sistemi nazionali di protezione sociale di base, come definiti nelle Raccomandazioni dell’OIL 15, sono strumenti di grande efficacia per estendere la protezione e includere tutti i lavoratori, le loro famiglie e comunità. Insistiamo sulla necessità di riservare un’attenzione particolare a condizioni di lavoro dignitoso e alla protezione sociale dei lavoratori giovani e migranti.
Un’attenzione particolare per l’occupazione giovanile
Nel mondo attuale i giovani, specialmente quelli che vivono in aree rurali e lavorano nell’economia informale, incontrano forti difficoltà nell’ambito lavorativo. Le giovani generazioni possiedono grandi competenze professionali. Molti giovani lavorano senza contratto, o a tempo parziale e con salari precari. Molti sono disoccupati: questo è «un problema particolarmente doloroso, quando vengono colpiti soprattutto i giovani, i quali, dopo essersi preparati mediante un’appropriata formazione culturale, tecnica e professionale, non riescono a trovare un posto di lavoro e vedono penosamente frustrate la loro sincera volontà di lavorare e la loro disponibilità ad assumersi la propria responsabilità per lo sviluppo economico e sociale della comunità». Inoltre, molti di loro pagano tasse molto alte per l’iscrizione all’università o per la formazione professionale, indebitandosi senza che siano disponibili posti di lavoro.
Molti giovani stanno perdendo la speranza nel futuro e rischiano così di smarrire i valori fondamentali. «Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino».
Rivolgiamo il nostro appello a tutti i Governi, alle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro, così come a tutte le organizzazioni della società civile perché cooperino con i movimenti giovanili e i rappresentanti dei giovani per garantire alle giovani generazioni un futuro di sicurezza e di piena realizzazione umana. Ai giovani dovrebbe essere assicurato l’accesso al lavoro, oltre che condizioni di lavoro dignitose e protezione sociale, in particolare nel momento in cui lasciano la scuola ed entrano nel mondo del lavoro.
Occorre analizzare attentamente e riformare i sistemi scolastici per garantire una transizione morbida dalla scuola al lavoro. I dirigenti delle imprese hanno una importante responsabilità nella selezione e nell’accompagnamento dei giovani in questa transizione.
Un’attenzione particolare per i lavoratori migranti e le loro famiglie
Oltre a essere un diritto, l’emigrazione è una strategia umana naturale per combattere la povertà. Secondo l’OIL, oggi il 90% dei migranti internazionali, molti dei quali giovani, sono lavoratori o membri di una famiglia di migranti e si sono spostati principalmente per ragioni economiche, cioè per lavorare. Il lavoro e i guadagni dei migranti recano un contributo sostanziale allo sviluppo e alla riduzione della povertà sia nei Paesi in cui lavorano sia nei Paesi di origine. La migrazione, come forza propulsiva dello sviluppo sociale, è una sfida cruciale che non è ancora stata affrontata in modo adeguato. Tuttavia, milioni di migranti che si spostano all’interno del loro continente o verso altre regioni, in gran parte lavoratori agricoli o domestici, regolari e irregolari, sono costretti a lavorare in condizioni profondamente lesive della loro dignità.
Rivolgiamo il nostro appello a tutti i Governi, alle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e alla società civile affinché collaborino per assicurare che tutti i lavoratori migranti e le loro famiglie godano nel Paese in cui vivono degli stessi diritti e assumano le stesse responsabilità di qualunque altro lavoratore. Occorre prestare un’attenzione specifica ai principi e diritti fondamentali nel lavoro, oltre che all’accesso a una protezione sociale adeguata, equa e trasferibile da un Paese all’altro, in conformità con i diritti umani universali e con gli standard internazionali in materia di lavoro.
Non fare questo comporta indebolire il mercato del lavoro, la salute pubblica, la coesione sociale e l’ordine pubblico. La protezione sociale per i migranti equivale a una migliore protezione per tutta la società, in vista di una convivenza pacifica.
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