Una Chiesa sinodale

Ci sembra anzitutto significativo il fatto che, in preparazione al Sinodo sulla famiglia, sia stato chiesto a tutto il popolo di Dio di esprimersi nel merito del tema affrontato, per meglio comprendere la situazione, avere coscienza delle attese, ascoltare proposte. E tutto questo con uno stile di libertà e di apertura, anche al fine di evitare pronunciamenti “secondo schemi e prospettive proprie di una pastorale meramente applicativa della dottrina”.

Riteniamo che questo metodo debba essere confermato ed ampliato nel futuro, arricchendo il dialogo fra le molte voci della Chiesa, nella franchezza e nel rispetto reciproco.

 

Su molte questioni concernenti la coppia e la famiglia certamente il Sinodo esprimerà orientamenti e linee pastorali, ma vi sono problemi che richiedono approfondimenti sul piano biblico, teologico, pastorale, delle scienze umane, e per i quali è fondamentale anche il contributo degli uomini e delle donne credenti, che, nella loro vita di ogni giorno, sono portatori di sensibilità, di conoscenze e di esperienze umane e spirituali essenziali per alimentare la riflessione nella Chiesa. Non è quindi priva di rilevanza la ricerca degli strumenti e delle forme attraverso cui suscitare e valorizzare questa riflessione.

Il MEIC, per la sua natura di movimento ecclesiale e culturale, si sente impegnato ad approfondire alcune fra le tematiche concernenti il matrimonio e la famiglia, al fine di ravvivare il confronto intraecclesiale e il dialogo con le molte espressioni culturali del nostro tempo.

Offrire gesti di speranza

È innegabile che siano molti gli aspetti sociali e culturali nell’attuale momento storico, con particolare riferimento all’Italia, che affaticano l’esperienza familiare: la proposta di modelli di vita con un carattere fortemente individualistico, la precarietà delle relazioni e del lavoro, l’assenza di prospettive lungimiranti nelle scelte personali e collettive, la diversità di provenienza culturale e dei relativi modelli di riferimento, un diffuso pessimismo, il peso talvolta insostenibile che assumono le vicende nella vita di una coppia, la fatica a reggere l’impatto con i problemi connessi all’educazione dei figli o la cura degli anziani.

Ci pare però che spesso nelle nostre comunità ecclesiali prevalga un atteggiamento di critica verso i modelli culturali che alimentano questo stato di cose e nel contempo la riproposizione di un’idea di famiglia che difficilmente trova riscontro nell’esperienza quotidiana anche di molti credenti.

Occorre un salto qualitativo nell’analisi e nella proposta. Perché se sono veri molti fenomeni che non possiamo esimerci di criticare, esistono nel contempo segnali che inducono speranza, segni positivi che dobbiamo far crescere e sui quali occorre puntare per dire parole di fiducia e indicare la bellezza di prospettive di vita fondate sulla relazione di amore. La piena coscienza del nostro tempo ci mostra una realtà in cui la pluralità rappresenta la cifra non solo dei modelli di famiglia ma anche delle forme in cui si declina la relazione fra le persone. Rispetto a paradigmi fondati sul rapporto fra natura ed etica il cristiano offre al mondo un discernimento fondato sul Vangelo. La Parola di Dio, parola di amore e misericordia, ci restituisce un alfabeto che ci mostra, al di là dei precetti e delle prescrizioni, la carne viva delle donne e degli uomini  che sperimentano gioie e speranze, tristezze e angosce.

Questo è lo spirito e lo sguardo con cui esprimiamo, in riferimento ad alcune domande del questionario, idee e prospettive che possano aiutare il rinnovamento della nostra Chiesa nella sua proposta in tema di coppia e di famiglia.

Il valore del matrimonio e della famiglia

Nella visione cristiana il matrimonio ha certamente un significato altissimo: la coppia è immagine stessa di Dio, partecipe del suo disegno creatore, segno dell’amore di Dio verso gli uomini e le donne. E indubitabilmente la fedeltà dei coniugi costituisce un valore da realizzare permanentemente. Il matrimonio non si celebra una volta per tutte nel giorno delle nozze, ma si alimenta e si rinnova nella relazione di coppia.

Nell’attuale contesto sociale e culturale questa concezione mette in discussione i modelli di relazione oggi prevalenti, caratterizzati dalla provvisorietà e dall’instabilità.

Proprio la consapevolezza della profondità di questa scelta, autentica vocazione al pari di quella alla vita consacrata, richiede che il matrimonio cristiano sia presentato non tanto per i vincoli che esso comporta, ma soprattutto per la bellezza che un impegno di fedeltà ricercato e costruito nel cammino della vita dischiude. Se è vero che questo è un tempo di precarietà e di incertezza, è altrettanto vero che esiste una domanda inespressa di relazioni autentiche, di speranza, di valori per i quali spendere la vita.

In tale direzione vi sono componenti in una relazione coniugale, spesso trascurate nella nostra formazione all’affettività, come l’eros e il piacere, che richiedono invece grande attenzione, poiché sono essenziali per mantenere viva nel tempo la coesione della coppia e l’impegno di fedeltà.

La famiglia nella luce del Vangelo

Se dobbiamo quindi ritrovare parole e gesti capaci di riproporre i significati più autentici del matrimonio sacramentale, dobbiamo riflettere su come l’esperienza matrimoniale è illuminata dal Vangelo. In particolare ci sembra importante mettere in luce alcuni aspetti:

–       la famiglia è il luogo primo in cui si testimonia il valore della relazione gratuita, del dono di sé, del sostegno solidale a chi fa più fatica, della cura, manifestando con la propria vita ordinaria, intessuta di sobrietà, che si può vincere l’individualismo esasperato e il primato dell’utilitarismo;

–        la fecondità della coppia non si esprime solo nella dimensione procreativa, ma nell’apertura a tutti, in un atteggiamento di accoglienza (ad esempio con l’adozione e l’affido), di condivisione (all’interno della famiglia, ma anche partecipando alla vita della comunità civile ed ecclesiale nella realizzazione di progetti verso chi chiede aiuto economico, psicologico o spirituale), di attenzione ai problemi dell’umanità;

–       nella famiglia si fa esperienza di responsabilità, a cominciare dalle scelte che riguardano la maternità e la paternità. Su questo punto la riflessione degli esperti in scienze umane e dei teologi sarà di grande importanza nell’aiutare a definire orientamenti pastorali, ma allo stesso modo dovrà contribuire l’esperienza maturata in questi decenni da molte coppie credenti nella loro vita coniugale e nel confronto con altre coppie. Anche la responsabilità educativa presenta oggi sfide nuove rispetto al passato, cui spesso le famiglie non sono attrezzate, e che la comunità cristiana non può affrontare come un’emergenza transitoria;

–       la famiglia è il luogo in cui la pari dignità fra uomo e donna deve essere sperimentata quotidianamente, nella relazione di coppia, ma anche nel rapporto fra genitori e figli e dei figli fra di loro. Ciò si traduce anche nel riconoscere il differente ruolo che gli uomini e le donne stanno assumendo rispetto ai compiti tradizionalmente loro assegnati (in ordine alla educazione dei figli, alla cura degli anziani, ai lavori domestici …), in cui la condivisione degli impegni è fondamentale per la stessa vita famigliare;

–       la famiglia è l’ambito in cui si vive il dialogo fra le generazioni; non solo fra genitori e figli, ma sempre più coinvolgendo i nonni, che, per la loro presenza costante, il loro equilibrio e la loro saggezza, sono spesso chiamati a giocare un importante ruolo educativo in ordine alla crescita umana e spirituale dei nipoti (e coltivare questo tipo di relazioni familiari anche quando non si vive nello stesso ambiente richiede un impegno ulteriore).

Serve di conseguenza un generoso impegno da parte della Chiesa, non tanto con un atteggiamento di difesa della famiglia dalle minacce esterne, ma per sostenere e valorizzare esperienze familiari che esprimono gioiose testimonianze di vita cristiana. In particolare occorre attivare occasioni in cui gli uomini e le donne credenti si incontrano per parlare e condividere le proprie esperienze umane, spirituali e familiari, ed essere in grado di affrontare insieme le sfide del tempo che viviamo.

Rispettare i cammini personali

La Chiesa è chiamata poi ad interrogarsi sulla realtà di uomini e donne che stabiliscono legami affettivi diversi dal matrimonio sacramentale, legami capaci comunque di esprimere un autentico amore, la condivisione di un comune progetto di vita, una generosa solidarietà verso chi è vicino, un’apertura al mondo. Costoro sono un valore per la comunità e, e come tutte le coppie  e le famiglie, debbono essere aiutati nel loro impegno a superare le difficoltà che potrebbero minare il loro rapporto di amore.

È necessario allora avere uno sguardo molto attento, in particolare verso i giovani che sempre più frequentemente scelgono, talvolta anche solo per un tempo limitato, esperienze di convivenza al di fuori del matrimonio. Al di là delle molte ragioni che portano spesso a tale decisione, non è trascurabile il fatto che molti di essi sentano il peso, più che la gioia, che deriva dal matrimonio sacramento.

È tempo che le nostre comunità ecclesiali sappiano raccontare, soprattutto attraverso la presenza disponibile e dialogante di coppie mature, che il valore di una tale decisione è anzitutto una scelta di vita, che si costruisce non da soli, ma con il sostegno di tanti amici e della comunità cristiana.

In un momento nel quale si riprende a parlare di ministeri ecclesiali affidati ai laici, occorrerebbe rivalutare il servizio specifico che le coppie cristiane possono svolgere oggi in ordine proprio all’accompagnamento delle giovani coppie (sposate e non), superando anche talune forme di preparazione dei fidanzati che oggi sono lette soprattutto come un obbligo (cui adempiere nel modo meno impegnativo possibile) per poter celebrare il matrimonio.

Sarà poi molto importante riconoscere che la decisione di vivere insieme, che due persone assumono, è comunque il segno di una relazione che si vuole strutturare, porta in sé il desiderio di cimentarsi con le gioie, ma anche con i problemi e le fatiche di una vita condivisa, è il primo passo di un rapporto che può aprirsi nel futuro ad una prospettiva di pienezza. La Chiesa dovrebbe accogliere la presenza di queste esperienze, senza esprimere condanne morali, ma valorizzando il positivo che c’è in esse e le potenzialità di crescita umana e spirituale. Poterle analizzare e condividere, all’interno delle comunità cristiane, con chi le vive aiuterebbe a cogliere il sacramento del matrimonio come traguardo di un cammino rispettoso della loro maturazione e della loro consapevolezza.

Le situazioni più problematiche

Una Chiesa accogliente non solo sa accettare, ma anche valorizzare quelle persone che, per le ragioni più diverse, hanno sperimentato il fallimento del loro legame matrimoniale. Si tratta sempre di esperienze dolorose e che spesso generano in queste persone la convinzione di vivere, nella loro appartenenza ecclesiale, una situazione di irregolarità, soprattutto quando esse abbiano intrapreso una nuova relazione affettiva. La comunità cristiana dovrebbe essere capace di condividere il loro cammino e di farle sentire pienamente accolte.

Sappiamo che molti credenti, che si risposano dopo la fine del primo matrimonio, vivono con sofferenza l’esclusione dall’Eucaristia: per queste situazioni attendiamo da questo Sinodo gesti di apertura e di misericordia.

Se la fedeltà “per sempre” è un valore costitutivo del matrimonio sacramentale, dobbiamo avere l’umiltà di guardare con rispetto le scelte chi non ha potuto sperimentarne la bellezza, e ha visto morire il suo rapporto di amore. Riteniamo che su questa materia la riflessione nella Chiesa dovrà ulteriormente svilupparsi, anche attraverso il dialogo con le Chiese ortodosse e riformate.

Nella Relatio Synodi vi è poi un riferimento alla situazione delle famiglie in cui vivono persone con orientamento omosessuale. Certamente è un aspetto importante, ma riteniamo debba esserci anzitutto attenzione verso gli stessi credenti omosessuali che vivono nella Chiesa per quello che sono e vanno accolti con rispetto per le loro scelte e motivazioni personali. Nel riaffermare il valore del matrimonio cristiano come unione di un uomo e di una donna, abbiamo altresì l’esigenza di riconoscere che vi sono relazioni d’amore, anche fra persone dello stesso sesso, in cui si vivono la donazione, il servizio reciproco, l’apertura agli altri.