La politica Ue di assistere le autorità libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli nelle “terrificanti” prigioni in Libia “è disumana”. Lo denuncia l’Alto commissario per i diritti umani in un comunicato diffuso a Ginevra qualche settimana fa. Gli osservatori dell’Onu in Libia “sono rimasti scioccati da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati, donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari.” E’ la denuncia dell’Alto Commissario.

A questa denuncia si aggiunge quella di Amnesty International “Governi europei complici delle torture”. Il rapporto descrive come i governi europei, per impedire le partenze dal Paese, stiano attivamente sostenendo un sofisticato sistema di violenza e sfruttamento dei rifugiati e dei migranti da parte della Guardia costiera libica, delle autorità addette ai detenuti e dei trafficanti. “Centinaia di migliaia di rifugiati e migranti intrappolati in Libia sono in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti di persone umane spesso in combutta per ottenere vantaggi economici. Decine di migliaia di persone (comprese donne e bambini) sono imprigionate a tempo indeterminato in centri di detenzione sovraffollati e sottoposte sistematicamente a violenze e abusi di ogni genere.”

La cooperazione coi vari attori libici da parte dell’Italia e della Ue si sviluppa lungo tre assi:
– la fornitura di supporto e assistenza tecnica al Dipartimento per il contrasto all’immigrazione illegale, l’autorità libica che gestisce i centri di detenzione al cui interno rifugiati e migranti sono trattenuti arbitrariamente e a tempo indeterminato e sottoposti a gravi violazioni dei diritti umani, compresa la tortura;
– la fornitura di addestramento, equipaggiamento (navi incluse) e altre forme di assistenza alla Guardia costiera libica per metterla in grado di intercettare le persone in mare;
– la stipula di accordi con autorità locali, leader tribali e gruppi armati per incoraggiarli a fermare il traffico di esseri umani e a incrementare i controlli alla frontiera meridionale della Libia.

ALTRE STRADE SONO POSSIBILI

Di fronte a questa drammatica situazione chiediamo con forza all’Unione Europea e al Governo Italiano che venga immediatamente abbandonata questa politica disumana ingiustificata che produce gravissime ingiustizie nei confronti di migliaia di persone già terribilmente colpite da povertà, guerre e sofferenze di ogni tipo.

Ci sono altre strade che la comunità internazionale, se vuole continuare a definirsi “umana”, deve percorrere:
– Affrontare una volta per tutte e alla radice il problema dello sviluppo economico dell’Africa che le politiche neocolonialiste degli Stati Europei hanno sistematicamente impedito a proprio vantaggio;

– istituire una autorità sovranazionale in grado di stabilire un credito di migrazione suddiviso tra i Paesi che accolgono migranti (non solo europei). Il meccanismo sarebbe quello di accogliere migranti nei propri territori in quantità pari o superiore alle quote assegnate (secondo criteri da stabilire a livello internazionale). Chi non accoglie o accoglie al di sotto della quota assegnata deve acquistare i crediti che gli mancano da altri governi che, invece, si siano comportati in maniera più virtuosa di quanto richiesto e che quindi possano cedere i propri crediti “eccedenti”.

– Agevolare l’apertura di nuovi corridoi umanitari, un progetto che dimostra come, utilizzando gli strumenti legislativi già a disposizione dell’Unione Europea, si possono garantire ingressi regolari scongiurando rischiosi viaggi della speranza. Un progetto quindi replicabile in altri Paesi insieme alla società civile. Un modello di solidarietà che è sicuramente un vanto per l’Italia, come ha sottolineato anche Papa Francesco: “Guardo con ammirazione all’iniziativa dei corridoi umanitari. Sono la goccia che cambierà il mare”. I corridoi umanitari hanno anche il pregio di coinvolgere e valorizzare il ruolo della società civile nella gestione di una crisi che è globale non solo perché riguarda tutti i Paesi del mondo, ma perché riguarda TUTTI. E’ sicuramente da apprezzare e da salutare come una piccola ma significativa inversione di tendenza – almeno così ci auguriamo – l’arrivo in Italia di pochi giorni fa di 162 migranti dalla Libia grazie al primo corridoio umanitario frutto di un accordo che ha coinvolto il Governo Italiano, quello Libico, l’Onu e la Conferenza Episcopale Italiana. Accordo che dovrebbe prevedere nel corso del 2018 l’arrivo in Italia dalla Libia tra le 5.000 e le 10.000 persone.

– Diffondere iniziative locali che alimentino la cultura dell’inclusione con la finalità di agevolare l’interazione tra cittadini e migranti. L’accoglienza funziona meglio quando è organizzata in piccoli centri e le strutture non sono isolate ma ben collegate tra di loro. Ci sono nel Lodigiano tante esperienze che funzionano ma è necessario, con il sostegno e l’aiuto delle istituzioni, contrastare con forza il cosiddetto “business dell’immigrazione” che oltre a mettere in cattiva luce l’intero settore produce conseguenze nefaste su tutto il sistema dell’accoglienza.