5.1   Il cammino ecumenico

Siamo consapevoli del fatto che il messaggio di Cristo Gesù morto e risorto per noi, salvatore e riconciliatore, annunciato, confessato, predicato da cristiani divisi, rischia di essere seriamente compromesso dalla controtestimonianza delle divisioni. Nell’Unitatis redintegratio il Concilio ci ha consegnato un imperativo ecumenico, sottoponendolo alle parole di Cristo: «Che tutti siano una sola cosa […] perché il mondo creda» (Gv 17, 21). 

Il metodo ecumenico è una dimensione che deve accompagnare la nostra vita ecclesiale, tenendo conto dell’apporto delle varie esperienze di fede e di spiritualità delle Chiese e delle comunità cristiane. Il MEIC fa sua l’essenza dell’ecumenismo, che non è un portato di relazioni politicamente corrette, né la risposta ad un’esigenza di pacifica coesistenza. La dimensione ecumenica scaturisce dalla croce di Cristo, l’unità è un carattere inalienabile e irrinunciabile della Chiesa, e si situa al cuore della missione e del ministero dei cristiani nel mondo.

L’impegno ecumeniconon intende negare le differenze, ma è orientato a guardare al di là di esse, riconoscendo una unità fondamentale che si condivide rispetto ad ogni differenza. In altre parole si tratta di seguire l’insegnamento di Giovanni XXIII, quando diceva: “guardiamo ciò che ci unisce e non ciò che ci divide”.

Il MEIC, perciò, offre come servizio culturale anche la comprensione delle differenze e delle loro ragioni. Pertanto può dare il suo contributo nello sviluppare una comunione delle differenze volgendo il suo sguardo al cuore del Vangelo.

Nella concretezza della sua esperienza, Il MEIC intende offrire il suo servizio in particolare lungo alcune direttici:

–       sostenendo attivamente le iniziative che, nelle varie realtà locali, si realizzano (settimane ecumeniche, incontri di studio, celebrazioni comuni …);

–       promuovendo specifiche iniziative di dialogo ecumenico (es. incontri con comunità monastiche di altre tradizioni cristiane, confronto con esperienze delle comunità protestanti ed ortodosse del proprio territorio, studio e realizzazione di prassi ecumeniche, un impegno comune sui temi della pace, della giustizia, dell’ambiente);

– riproponendo in forma aggiornata l’esperienza  dei pellegrinaggi nell’Oriente cristiano, nella Terra Santa e nelle nuove frontiere interreligiose del Mediterraneo.

5.2  Il dialogo fra le culture  e le religioni

In adesione allo spirito della dichiarazione Nostra Aetate, il MEIC intende collaborare per “promuovere la mutua comprensione, il rispetto e la collaborazione fra i cattolici e i seguaci di altre tradizioni di fede, incoraggiando lo studio delle diverse religioni e promuovendo la formazione di persone che si dedichino al dialogo”.

Nei tempi che stiamo vivendo, in ragione delle sempre più frequenti ed esplicite offese alla libertà di credo, anche di quanti professano la fede in Gesù Cristo, la relazione fruttuosa con gli esponenti di altre tradizioni di fede richiede uno stile proprio del discepolo di Cristo.  Mentre condanna fermamente ogni offesa alla persona umana e alla sua intrinseca libertà, il cristiano vive alla sequela del Signore, esempio di tolleranza fino alla morte in croce.

Il MEIC pertanto vuole impostare il dialogo con le religioni sul duplice metodo della parola e dell’ascolto, per il reciproco arricchimento, e lo intende come testimonianza della propria fede e nello stesso tempo come apertura verso quella degli altri. In particolare offre il suo servizio culturale alla Chiesa e alle chiese particolari per formare cristiani capaci di dialogo con i non cristiani, e si propone di moltiplicare le occasioni di approfondimento, sul modello di alcune ultime settimane teologiche di Camaldoli.

Siamo consapevoli del fatto che le diverse tradizioni religiose debbano essere avvicinate con grande rispetto, in quanto portatrici di valori spirituali e umani e testimonianze vive, attraverso i secoli, degli sforzi dispiegati con sincerità dagli uomini per trovare risposta “ai reconditi enigmi della condizione umana” (Nostra Aetate, 1) e per esprimere l’anelito al trascendente e le più profonde aspirazioni dell’uomo. I valori e le esperienze spirituali positive vissute nelle religioni sono d’altra parte segno evidente dei doni che “un Dio generoso ha distribuito presso tutte le nazioni“ (Ad Gentes 11), di un bene che “è seminato” non solo “nelle menti e nei cuori”, ma anche “nei riti e costumi dei popoli” (Lumen Gentium 17).

Nello stesso tempo un autentico e franco dialogo, fatto di ascolto e di parole, consente di non chiudere gli occhi sulle contraddizioni che possono esistere nel confronto tra le diverse religioni. Equilibrio, discernimento, approfondimento sono richiesti in special modo oggi, di fronte all’esplodere di una violenza che strumentalizza la religione.

Il MEIC intende inoltre il dialogo come strumento profetico di conversione: esso infatti non è soltanto il mezzo che consente alle diverse fedi di imparare a rispettarsi e a vivere insieme, ma anche una sfida per tutti, perché esige che ciascun credente abbandoni il porto sicuro della condivisione della sua fede con quanti come lui la professano, per accettare di essere messo in discussione da chi aderisce ad un’altra tradizione religiosa, e di intraprendere un cammino di purificazione e di approfondimento della propria fede, del modo di testimoniarla, di praticarla e di viverla.

Il MEIC promuove le differenti forme di dialogo interreligioso, senza stabilire tra esse una priorità, ma invitando le persone e le comunità cristiane a mettere in atto quello che è loro più congeniale nelle differenti situazioni concrete: il dialogo della vita, quando le persone si sforzano di vivere in uno spirito di apertura e di buon vicinato, condividendo le loro gioie e i loro problemi; il dialogo delle opere, che si declina attraverso modalità diverse di collaborazione in vista dello sviluppo e della liberazione dell’uomo; il dialogo teologico che cerca di approfondire la comprensione dei rispettivi patrimoni religiosi; il dialogo dell’esperienza religiosa e della spiritualità, dove persone radicate nelle proprie tradizioni religiose condividono le loro ricchezze spirituali rispetto alla preghiera, alla contemplazione, alla fede e alle vie della ricerca di Dio o dell’Assoluto; il dialogo delle culture e delle religioni aperto al confronto con i metodi conoscitivi e il linguaggio della scienza; il dialogo con i non credenti, le cui provocazioni ci interpellano a dare ragione della nostra speranza in forme sempre più profonde e “sapienziali”.